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Don Tullio Contiero 12 settembre 1994


Cairo 12/9/94

Carissima Dott.ssa Inchingolo,
Sono all'aeroporto del Cairo di ritorno dal Tanzania, Kenia, Uganda, Malawi. Vengo dagli ospedali del Nord Uganda. Campano malgrado la guerriglia e le mine. E' domenica. La liturgia del breviario è intonata a cantare al Signore da alte vette... "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti".
Sono all'ultimo piano dell'aeroporto. Vedo dall'alto aerei che vanno e vengono. Ma soprattutto tengo l'anima all'ultimo piano, perchè veda e voli su spazi immensi. Sempre più in alto, dunque. Così la valle del pianto non ci annega.
Pure la liturgia di oggi è alle vette. Ieri notte a Kampala ho celebrato Messa ad un gruppo di ex medici volontari e ho confessato una ragazzina di quindici anni, figlia di un'infermiera e di un dottore che hanno preso la cooperazione, o meglio, il laicato missionario, davvero sul serio, insomma a par tuo, dottoressa Inchingolo. Dopo la Messa questa giovanissima era alquanto con lo spirito a terra. Guardava all'indietro: pensava ai bei monti di casa sua e alle soddisfazioni di una vacanza passata in Italia. "Potessi tornare indietro" mi ripeteva...
Animandola a ideali alternativi dicevo: "Guarda il cielo stellato. E' il cielo di Abramo, dei profeti. Una ragazza di qualche anno più di te, Santa Teresina, ripeteva spesso: -Vedo il mio nome scritto in cielo-".
Sì, carissima dottoressa, dobbiamo sempre avere a disposizione letture e considerazioni di cielo, pur guardando questa terra fatta anche di fame, di lebbrosi, di violenza, di Caino, di ogni ingiustizia alle spalle dei poveri. Eppure liturgia e breviario ripetono: "Cantate, cantate al Signore un canto nuovo". E' un salmo citato più volte dall'africano Sant'Agostino, quando era immerso nei temporali della sua vita privata e pastorale.
Notizie del viaggio? Meravigliose. Veramente eccezionali se metto sul piatto della bilancia la fila di relatori che sono intervenuti nei meetings.
Donne e uomini consacrate al Dio dei poveri e al Dio del Sinai: infermiere, medici, missionari che primeggiano nell'arte dell'amare, del sapere professionale e del donare. Il gruppo dovrebbe leccarsi le dita per aver fatto la conoscenza dei Piccoli Fratelli di Dodoma, di Nairobi e di qualche suora, quasi analfabeta, ma capace di "rapirci il cielo", come direbbe Sant'Agostino. Gente davvero realizzata spiritualmente e socialmente.
E il gruppo? A Bolsena, nelle due giornate di preparazione al viaggio, mi ero illuso che fosse ben selezionato, capace di forti idee, di intuizioni evangeliche e politiche. Illusioni che forse non hanno trovato riscontro alla prova dei fatti, anche se nei meetings non sono mancati positivi interventi. Comunque aspetto che la Grazia di Dio faccia il resto. D'altronde la famiglia, la politica, l'università, che cosa offrono ai giovani? Il consumismo ci livella un po' tutti e ci stiamo un po' staccando dalla "parola della croce". E' sempre più attuale il discorso di Paolo VI: "Oggi il mondo ha più bisogno di testimoni che di maestri". Comunque è urgente urlare ai ragazzi i nomi dei grandi personaggi storici: Abramo, Isaia, Agostino, la vita del Signore com'è narrata nei quattro Vangeli, negli Atti degli Apostoli e nelle 14 lettere di S.Paolo. Certo che è pure utile raccontare l'agiografia dei santi del nostro secolo. I santi che tanto si sono occupati di problemi sociali del mondo e che non si sono mai gettati alle spalle il loro cammino ascetico.
In questo itinerario pedagogico non sono da trascurare le personalità politiche del nostro '900 rivoluzionario, fossero pure marxisti o laicisti, comunque gente che ha mosso le acque.
Allargare le idee in più direzioni: ecco il segreto per riscattarsi e riscattare. La settimana di studio sull'Islam fatta al Cairo nella prima settimana di Agosto, ha insegnato proprio questo: perdendo le proprie certezze si rimane più aperti, più disponibili non solo alle attese delle religioni, ma soprattutto al vento dello Spirito Santo...
Dimenticavo di dirti che il viaggio comincia da domani, secondo le promesse e la logica dei preparativi, e personalmente mi pare di aver caricato la sveglia dello spirito (e pure quello di qualche missionario, stando ai ringraziamenti ricevuti dopo i dibattiti sostenuti con i ragazzi), per restare bene in piedi e camminare sugli itinerari di certi missionari diventati familiari nella cultura di queste settimane: Comboni, De Foucauld, Francesco Saverio, Madre Cabrini...
Sento nostalgia di tante donne, madri di famiglia, missionarie, laici, semplici preti, lasciati nelle savane e nella terra rossa e spinosa in mezzo a mille problemi, che vivono davvero la radicalità del Vangelo.
Hai notizie della malattia di tuo padre? Prima di chiudermi in Trappa (Monaci Trappisti, Frattocchie - Roma), spero di sentire tua sorella e tuo cognato, comunque se avrò notizie di un suo peggioramento andrò a trovarlo immediatamente.
Medico Antonietta, vivi da santa, da grande dottore e da poetessa. Anche se da tredici anni sei nella terra del Brasile (non dimentico la tua conferenza dell'anno scorso dal titolo: "medico da tredici anni gratuitamente in Brasile, alla faccia del Ministero degli Esteri"), metti pure una marcia in più verso il monte delle Beatitudini, Antonietta, scrivimi una bella lettera che fotocopierò per farla girare alla Messa del Martedì sera e cantami il meglio del tuo io, è quanto chiedono i "Meninhos de Rua".

Salutissimi, Don Contiero


N.B.: Siccome la presente sarà diffusa nelle aule universitarie durante le conferenze di Ottobre, grido ad alta voce la vergogna per l'Università. E' tristissimo constatare che negli ospedali del Kenia, Zambia, Malawi, Mali, Tanzania, Uganda, Senegal Mozambico, tanto in quelli missionari che governativi, siano spariti i medici italiani che erano impegnati come volontari.
Quasi svenivo nel vedere le case dei medici e la grande sede del CUAMM di Tosamaganga rimaste abbandonate; ci sono soltanto un medico tanzaniano, e il mio dottor Francesconi con sua moglie.
Cito gli ospedali di questi Paesi perchè li conosco personalmente: da ventisei anni mando regolarmente dottori e personale sanitario e li frequento durante i miei viaggi universitari.
Sono sempre le donne e i bambini, evidentemente, a pagare sulla loro pelle questo menefreghismo della cultura...

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